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In Dionysus on the Other Shore, Letizia Fusini argues that throughout his early exile years (late 1980s-1990s), Gao Xingjian gradually moved away from Absurdist Drama to develop a dramaturgical system with tragic characteristics. Drawing on a range of contemporary theories of tragedy, this book reconfigures some of the key tropes of Gao’s post-1987 theater as varied articulations of the Dionysian sparagmos mechanism. They are the dismemberment of the dramatic self, the usage of constricted spaces, the divisive nature of gender relations, and the agony of verbal language. Through a text-based analysis of seven plays, the author ultimately aims to show that in Gao’s theater, tragedy is an ongoing and mostly subtextual dynamism generated by an interplay of psychic forces concurrently cohesive and divisive.
This book addresses a wide range of migration-related issues in the European context and examines the socioeconomic consequences of migratory flows throughout Europe, focusing on a number of emblematic European countries. The book is divided into three parts. The first part deals with the tension between migrants and their integration processes in the receiving country, which is deeply influenced by the attitude of the local population and the different approach to highly and less skilled immigrants. The second part analyses the impact of migration on the economic structure of the receiving country, while the third part explores the varying degree of immigrants’ socioeconomic integration i...
Desire for love, desire for knowledge, desire to possess, desire to desire and to be desired: our life is shaped by what we want and by our efforts to achieve it. Hailed by philosophers and psychoanalysts as the core of human identity, desire informs not only our actions, but also our dreams and hopes and their sublimation into art and literature. This collection of essays explores how desire is portrayed in modern and contemporary Italian literature, by analysing some of the most interesting literary figures of the last two centuries. The authors of this collection approach desire from various perspectives – psychoanalytical, sociological, political and semiotic – in order to show that ...
Urban violence still has a peculiar standing within social and urban research. This book works to unpack the link between urban, violence, and security with three main arguments. The first is that urban violence is under-theorized because long-term theoretical problems with both of its elements (‘urban’ and ‘violence’). The second is to answer these questions: (1) how can violence be conceptualized in a way that opens to an understanding of the specificity of urban violence? (2) What is the urban in urban violence? And (3) How can ‘urban’ and ‘violence’ be articulated in a way that makes urban violence a category with both analytical and strategic power? The third, and central, argument of this book is that, through a genealogy that articulates political economic and vital materialism, urban violence can ultimately be framed as a precise category shaped by three interlocking trajectories: the process of (capitalist) urbanization, the spatio-political project of the urban, and the concrete urban atmospheres in and through which the process and the project materialize, often violently so, in the urban.
È trascorso un secolo: nel giugno del 1924 Franz Kafka muore; permane ancora oggi l’enigma della sua scrittura, l’invenzione di una letteratura che si proietta oltre la letteratura, per concepire uno spazio collocato sull’abisso, nel covo di una talpa, nei vagabondaggi di un cane, nelle viscere di uno scarafaggio. Cosa significa “ri-leggere” Kafka cent’anni dopo la sua morte? Kafka è il nome della catastrofe sublime di chi, abitando la propria casa, abita sempre altrove; lontano, lontanissimo. Se oggi dovessimo immaginare uno scrittore allergico più di ogni altro a qualsiasi forma di nazionalismo, di patriottismo, di identificazione a una cultura e a una terra, o anche a una l...
Quando siamo colpiti da un’idea filosofica profonda, quando ci affascina qualche tipo di spiritualità o proposta etica, raramente ciò avviene perché siamo di fronte a una serrata concatenazione logica o alla prova ostinata dei fatti. Più spesso è il loro farci vedere le cose in altra maniera a modificare il nostro modo di pensare e di porci nei riguardi dei problemi importanti della vita. Quello che di un pensatore sovente ci colpisce è la sua tessitura morale di fondo, ed è essa a entrare in sintonia e risuonare con la nostra trama. “Siamo diversi non solo perché selezioniamo oggetti differenti dallo stesso mondo, ma perché vediamo mondi differenti”, diceva Iris Murdoch. I tr...
A partire da una prospettiva critica e allo stesso tempo inedita, l’Arte oggi ripensa i corpi e le soggettività, i tempi e gli spazi, le connessioni tra specie animali e vegetali, in una rinnovata dialettica tra il visibile e l’invisibile. Anna D’Elia ci racconta questa riforma del pensiero attraverso le produzioni dei più grandi artisti contemporanei portandoci nei meandri dei loro pensieri e tra i corridoi dei loro laboratori, spesso abitati da team di ricerca multidisciplinari. Tomás Saraceno sperimenta habitat volanti e nuove connessioni con i non umani; Olafur Eliasson sovverte i confini dello spazio e trova modi per percepire realtà altre; Cao Fei si fa beffe del progresso e,...
Il rapido cambiamento delle società contemporanee, influenzato dallo sviluppo tecnico scientifico degli ultimi anni, ha portato a una rivoluzione nel tempo e negli spazi della medializzazione. La logica dell’entertainment diffuso dai media digitali ha permesso l’estensione della società dello spettacolo anche nel quotidiano (schermi urbani, gamification, ecc.), modificando la fruizione mediale convenzionale attraverso piattaforme sempre accessibili. Alla base di questo cambiamento soggiace un capitalismo sempre più pervasivo e mimetico, avido di tempo e in competizione con i ritmi biofisici dell’umanità. Questo volume raccoglie una serie di contributi che intendono indagare la natura cronofaga della medialità contemporanea, sottolineandone alcuni degli aspetti più evidenti, dall’automatizzazione del lavoro alla vetrinizzazione della vita online, sino al binge watching e alla conseguente condizione di governamentalità algoritmica.
La cartografia digitale ha trasformato radicalmente le forme di visualizzazione, mappatura e navigazione del territorio. Alcuni artisti si sono serviti di GeoTools per mostrare l’automazione della visione algoritmica e decodificare il funzionamento dell’hardware che la supporta. Considerato il tracciamento cui siamo sottoposti all’interno di una rete fitta di tecnologie e dispositivi i cui meccanismi sono sempre più opachi, attivisti, collettivi e ONG hanno ridefinito la nozione di cartografia, mappato e reso visibili questioni di ecologia politica e di genere e processi economici e sociali. In questo volume Lorenza Pignatti si è occupata del rapporto tra arte e cartografia, con un excursus di opere paradigmatiche: dalle deambulazioni dei dadaisti e dei surrealisti alle derive psicogeografiche dei situazionisti, alla Geofiction di Marcel Broodthaers, fino alle sperimentazioni cartografiche degli ultimi decenni. Con il Gruppo Ippolita, Juan Guardiola, Anna Castelli e Franco La Cecla ha inoltre approfondito il dialogo transdisciplinare esistente tra l’ambito geografico e quello umanistico-antropologico.